“Pubblicazione arbitraria di intercettazioni”, un nuovo reato da introdursi all’art. 595-bis c.p.


Pubblicazione arbitraria di intercettazioni”, un nuovo reato da introdursi all’art. 595-bis c.p.: è una delle proposte della commissione per la revisione della normativa antimafia tra quelle

“volte a colmare macroscopiche lacune emerse nella prassi in ottica ‘effettivita’ del diritto di difesa e riservatezza delle comunicazioni”. La commissione è presieduta dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri.

La politica torna a chiedere una riforma delle intercettazioni. Prima lo faceva FI per proteggere Berlusconi. Poi è stato il turno di Ncd dopo il coinvolgimento dell’ex ministro Maurizio Lupi nell’inchiesta grandi appalti. Ora è la volta del centrosinistra che definisce, come fa Massimo D’Alema, il cui nome spunta nelle indagini sulle tangenti di Ischia, “scandalosa e offensiva” la diffusione di conversazioni “che non hanno alcuna” rilevanza penale. Ma il governo, nonostante l’appello sempre più assordante a intervenire, non sembra intenzionato a forzare la mano.

“C’è un testo alla Camera”, la riforma del processo penale depositato dal governo in commissione Giustizia, “si lavorerà su quello”, avverte il Guardasigilli Andrea Orlando, secondo il quale “non c’è alcuna esigenza di fare un decreto”, nè “di accelerare”.

Eppure, oltre alla politica, stavolta scende in campo anche il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, che reputa “opportuno” un intervento del legislatore, non per “limitare l’intervento della magistratura” nè per “mettere il bavaglio alla stampa”, ma per tutelare “l’onorabilità e la riservatezza delle persone non indagate”. E interviene anche il presidente della Commissione per la revisione della normativa antimafia Nicola Gratteri che propone di “vietare l’inserimento del testo integrale delle intercettazioni nei provvedimenti dell’autorità giudiziaria ad eccezione delle sentenze, a meno che la riproduzione testuale non sia rilevante a fini di prova”.

Ma l’intervento legislativo, invocato dalla politica, potrebbe tardare un bel po’ visto che la riforma del processo penale, che contiene la delega sulle intercettazioni, è un provvedimento ampio e complesso. E’ vero che la delega punta a tutelare soprattutto la “riservatezza” degli ascolti “attraverso prescrizioni che incidano anche sulle modalità di utilizzazione cautelare dei risultati delle captazioni”. In particolar modo se non sono penalmente rilevanti. Ma i tempi si annunciano lunghi.

Sul tema comunque impazza la polemica visto che il testo anticorruzione appena licenziato dal Senato prevede che in caso di falso in bilancio si possano intercettare solo le società quotate e non quelle normali. “Sul falso in bilancio il Pd dichiara il falso e gioca alle tre carte”, commentano i senatori M5S Maurizio Buccarella ed Enrico Cappelletti, perché così facendo “non si potranno effettuare intercettazioni nè per le cooperative rosse e bianche ne’ per le fondazioni politiche che fanno girare milioni di euro”.

Ma è sulla pubblicabilità o meno che imperversa la battaglia. Far finire sui giornali anche le conversazioni che nulla hanno a che fare con l’inchiesta in corso, aggiunge D’Alema che condivide l’appello di Legnini, ha solo lo scopo di “promuovere delle campagne diffamatorie”. Ed Ncd, che prende le parti, oltre che di Lupi, anche della sottosegretaria Simona Vicari coinvolta nell’inchiesta sulle tangenti di Ischia, rincara la dose. Fare una “riforma degli ascolti, assicura Federica Chiavaroli, “è una battaglia di civilta’”. Aspra, invece, la reazione di FI che con Maurizio Gasparri bolla come “patetico l’atteggiamento della sinistra”. “Le autodifese sono ridicole – aggiunge riferendosi a D’Alema – e ancor di più lo sono le richieste di non pubblicare intercettazioni quando per anni si e’ vergognosamente speculato su fatti privati e dati in pasto alla stampa solo perche’ riguardavano il Cav”.